Il Canale Meana
Il Canale del Martinetto
Dal Martinetto alla Fucina delle canne di Valdocco
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Il Canale Meana
Dall'ansa del Birago alla Fucina delle canne da fucile di Valdocco
Il canale Meana, detto anche della “ficca nuova”, traeva origine dalla traversa che sbarrava la Dora all'ansa di corso Umbria e confluiva nel canale del Martinetto qualche centinaio di metri più avanti. La sua funzione era sussidiare i molini Dora e in generale la portata del “canale dei mulini”. Il canale alimenta oggi la piccola centrale idroelettrica all'interno dell'Environment Park di Parco Dora. Esso rappresenta così l'ultima derivazione della rete idraulica municipale ancora attiva.
STORIA E TRACCIATO
Il canale Meana risale alla metà del Settecento e fu scavato per aumentare l’acqua a disposizione dei molini della Città e compensare quella prelevata dal canale di Torino al molino del Martinetto. Contestualmente fu costruito un nuovo sbarramento nell'ansa disegnata dalla Dora circa 4.500 m a valle di quello della Pellerina, là dove in precedenza era stata edificata la antica traversa del canale della Polveriera. Tra diversi progetti presentati (1) venne scelto quello dell’architetto Tommaso Giovanni Prunotti. I lavori iniziarono nel 1754 e si conclusero nell’estate dell’anno successivo. (2)
Il "nome della bealera"
Come di consueto, il canale è indicato nella documentazione storica con nomi diversi, quali "canale nuovo", "canale della ficca nuova", "nuovo canale Meana". Quest’ultimo appellativo (in seguito divenuto semplicemente "canale Meana") si spiega poiché il canale del Martinetto, che la nuova derivazione affiancava e potenziava, fu dedicato in un primo tempo al Mastro di Ragione marchese Rippa Buschetto di Giaglione e Meana. Il nome “bealera Losa” riconduce invece al conte Losa, Mastro di Ragione al tempo dello scavo del canale.
Tipo formato dal signor ingegnere barone della chiusa e bocca di derivazione con un tratto del canale detto della ficca nuova, dal fiume dora alla fucina delle canne, 1832
Fonte ASCT, CS 2212
La morfologia del fiume favorisce in quel tratto l’erosione e conferisce alle piene una forza dirompente, al punto che la prima ficca della Polveriera fu sradicata dall’impeto della Dora pochi anni dopo la sua costruzione. Facendo tesoro di questa esperienza, alla nuova traversa fu data una maggiore angolazione e in seguito fu dotata di controdighe per frangere la corrente. Nonostante ciò, le furie del fiume obbligarono a continui consolidamenti e frequenti riparazioni; più di una volta se ne rese comunque necessaria la ricostruzione. (3) Risale agli anni Venti del Novecento invece lo sghiaiatore di cui la diga fu dotata per ridurre i depositi che minacciavano l’interramento del canale. (4)
Il canale Meana e il canale del Martinetto; in blu il tratto scoperto.
Il canale Meana fluiva parallelo al canale del Martinetto per circa 650 m, unendosi a esso davanti alla Fucina delle canne di Valdocco. Le due derivazioni scorrevano incassate e separate tra loro da una striscia di terra larga circa 6 m, più bassa di 90 cm rispetto al piano stradale. L'altezza dell'acqua nel canale era in media di 1,7 metri, (5) ma il reale apporto era fortemente correlato al regime della Dora. La “ficca nuova” introduceva un corpo d’acqua valutabile in 16 once per 1,5 trabucchi (70 cm x 4,5 m), che consentiva il movimento di 5-6 ruote idrauliche aggiuntive all'interno dei molini. Secondo la Relazione Pernigotti (1844) in condizioni normali la portata del canale oscillava attorno ai 1.000 l/s e compensava di fatto l'acqua sottratta dal canale di Torino. Tuttavia di norma le acque della Dora erano in massima parte drenate dalle bealere a monte e la presa Meana poteva contare essenzialmente sull’apporto che gli scoli dei fossi e le risorgive che altre bealere riversavano nel fiume a valle della Pellerina. (6) La situazione peggiorò nell’Ottocento al punto che, secondo una relazione del 1882, il canale risultava quasi asciutto sei mesi all'anno. (7)
OPERE DI PRESA DEL
CANALE MEANA
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A partire dagli anni Trenta del secolo scorso si misero a punto i primi progetti per la copertura dei canali Meana e del Martinetto, contestualmente all'urbanizzazione della zona che essi attraversavano. Tali progetti trovarono però piena attuazione solo nel secondo dopoguerra con l’espansione della Michelin e delle Ferriere Fiat. Negli ultimi anni di esercizio solo i primi 100 m del canale risultavano scoperti, e poco oltre lo scaricatore esso entrava in galleria percorrendo nel sottosuolo di corso Umbria e del sito della Michelin ulteriori 700 m, sfociando nella Dora di fronte alle Officine Savigliano.
Con la chiusura del canale dei Molassi anche il destino del canale Meana pareva segnato, considerando inoltre che la sua soppressione sarebbe andata a vantaggio del canale del Regio Parco, la cui presa si trovava più a valle. Esso ha mantenuto invece le proprie funzioni industriali e, dopo gli opportuni adeguamenti, dal 2010 le sue acque alimentano le centrale idroelettrica urbana dell’Environment Park, all'interno del Parco Dora.
LA "FICCA NUOVA"
IL DISEGNO ORIGINARIO
"Ficca nuova" secondo il progetto definitivo presentato dall'architetto Tommaso Prunotti nel 1754. La traversa è composta da cinque ordini di pali e dotata di uno scaricatore a quattro porte e risulta opportunamente angolata per meglio resistere alla forza della corrente e facilitare l'ingresso dell'acqua nel canale, regolato da una balconata coperta dotata anch'essa di paratoie mobili.
Fonte: Ficca nuova - Progetto Prunotti, 1754 (ASCT, CS 2067, tav. 2)
Nel 1827 la chiusa formata da sette file parallele di pali (più uno nella parte centrale. Dalla planimetria si deducono con una qualche approssimazione le misure del manufatto, che risulta lungo 89 m, largo 11,5 ed alto 2.
Fonte: Pianta della Chiusa della Ficca nuova sul fiume Dora,
1827 (ASCT, Tipi e Disegni, 12.1.9).
Lo sbarramento in un particolare del Piano Regolatore del Canale della Pellerina (1861).
Fonte: ASCT, Tipi e Disegni, rot.9/A
OGGI
Ancora oggi le opere di presa del canale Meana non paiono troppo cambiate e nelle immagini sono riconoscibili sia lo scaricatore, con il relativo edificio, sia la controdiga che rallenta la velocità della corrente. Il canale sghiaiatore sulla destra della traversa che oltrepassa la controdiga e si scarica nella Dora prima dello scaricatore stesso è stato invece aggiunto in tempi più recenti.
Fonte: foto aerea fonte Bing maps.com
Fonte: Carta tecnica del Comune di Torino
scala 1:2.000, agg. 2011.
FUNZIONI
Come si è detto, ficca e canale furono creati per aumentare la potenza dinamica in borgo Dora. Pesarono tuttavia anche considerazioni di altra natura. In caso di rottura della traversa della Pellerina – evento tutt'altro che improbabile – essi avrebbero potuto offrire una valida alternativa. La vulnerabilità della Pellerina risultava assai elevata anche in tempo di guerra, perché la distanza che la separava dalla città ne impediva una valida difesa. In caso di assedio, come effettivamente capitò nel 1706, il nemico avrebbe avuto buon gioco nell'interrompere il flusso dell'acqua, a danno sia della fabbricazione della polvere da sparo sia della produzione delle farine, essenziali per la resistenza degli assediati. Il nuovo canale acquisiva quindi anche una valenza strategico-militare, per quanto nemmeno esso fosse totalmente difendibile.
Alla Fabbrica d’armi il canale Meana si allacciava al canale del Martinetto nel punto in cui lo scaricatore dei frati si staccava dal condotto di bypass dell’impianto. Secondo necessità era così possibile dirigerne le acque verso il fiume utilizzando lo stesso scaricatore oppure convogliarle, unite a quelle del canale del Martinetto, nel canale dei Molassi. Si noti anche l'ubicazione dell'unica ruota idraulica esistente sul canale Meana.
Il canale Meana quindi non ebbe funzioni industriali proprie, tuttavia alla metà dell’Ottocento, in fronte alla Fabbrica d’armi, fu eretta una ruota idraulica di modesta potenza alimentata dalle sue acque. La concessione di questa ruota risale al 1843 e fu rilasciata all’ebanista Angelo Rosso, che la utilizzò per la propria segheria per legnami pregiati (8). La ruota fu poi subaffittata da Rosso alla ditta Laurenti e Tencone e successivamente passò agli imprenditori Lancina e Durando, "fabbricanti di posate ed attrezzi di cucina in ferro stagnato". Il salto fu impiegato anche dalla Fabbrica d’armi di Valdocco e in ultimo per la produzione di energia idroelettrica. (9) La ruota Rosso aveva un diametro di 4 m, era larga 1 m e sfruttava un salto utile di soli 65 cm. La potenza generata non solo era assai modesta – probabilmente non superava i 4 CV – a causa della ridotta caduta e della disposizione non ottimale di motori idraulici e trasmissioni, ma soprattutto era alquanto incerta, poiché dipendeva in massima parte dalle acque in eccesso della Fabbrica d’armi e del canale del Martinetto. Nonostante queste gravi limitazioni, attorno a essa si svilupparono aspre controversie legali, a testimonianza di quanto allora la forza motrice idraulica fosse una risorsa limitata e contesa. (10)
Lo sgrigliatore all'imbocco
del canale Meana.
L'apparecchiatura mantiene libere dai detriti le protezioni poste all'imbocco sotterraneo del canale.
Fonte: Eclectica studio.com
LA CENTRALE ELETTRICA NELL' ENVIRONMENT PARK
Dal 2010 la diga e il canale Meana hanno conosciuto una seconda giovinezza, passando al servizio della piccola centrale idroelettrica realizzata all'interno del Parco Scientifico Tecnologico per l'Ambiente Environment Park di via Livorno. Il progetto ha comportato il recupero e l'adeguamento del vecchio canale, della traversa e delle opere di presa. L'imboccatura sotterranea del canale è stata munita di paratoie e sgrigliatore automatici e sono stati ricostruiti ex novo i 206 m del condotto sotterraneo di adduzione alla centrale, in sostituzione del vecchio scaricatore dei frati. La centrale stessa è stata provvista di un canale di scarico e uno di bypass, entrambi coperti.
il canale Meana e la centrale idroelettrica dell'Environment Park.
Fonte: Envirnmentt Park
Il canale ora ha una portata d'acqua nominale di 13 mc/sec e il tracciato segue in buona parte quello originario. Esso scorre sotterraneo, a circa 5 m di profondità sotto il piano stradale, incamiciato nello scatolare in calcestruzzo armato realizzato negli anni Cinquanta in occasione della copertura. Le opere di presa sono facilmente visibili sia dalla terrazza di corso Umbria 51 sia dalla pista ciclopedonale Baden Powell sulla Dora, sulla sponda opposta.
La centrale idroelettrica dell'Environment Park - Sezione.
Fonte: Envirnmentt Park
L'Environment Park destina 12,5 m3/sec alla produzione idroelettrica, riservando i rimanenti ad altri usi. La centrale idroelettrica – intitolata a Franco Mana, primo amministratore del parco – è stata una delle prime di questo tipo realizzate in Italia. Ha una potenza media effettiva di 434 kW e utilizza un salto di 5,60 m. La turbina verticale Kaplan di cui si giova può produrre 3.800.000 kW/h annui, idonei a soddisfare buona parte della domanda elettrica del parco stesso.
L'INAUGURAZIONE DELLA CENTRALE ELETTRICA "FRANCO MANA"
Avviata la centrale nell'Environment Park
Servizio del TGR Piemonte del 12 ottobre 2010 (con qualche, perdonabile, licenza storica).
All'interno del Parco Dora, nato sulle ceneri delle Ferriere Fiat e delle grandi fabbriche dell'area, è stata ricavata una rete di canaletti dalla funzione decorativa che in qualche modo si ricollegano alle tradizioni d'acqua di Valdocco.
L'ACQUA ALL'INTERNO DELL'ENVIRONMENT PARK
(Cliccare sulle frecce per scorrere la galleria e sulle immagini per passare a schermo intero)
Documentazione
Città metropolitana di Torino
Centralina idroelettrica a servizio del parco tecnologico “Environment Park”
Determinazione del Dirigente del Servizio Valutazione Impatto Ambientale.
Ultimo aggiornamento: 04/09/2022