Glossario
Si fornisce quì un breve glossario relativo ad alcuni termini tecnici e/o meno consueti che potrebbe facilitare la comprensione di talune parti del sito, rimandando alla letteratura di settore per ulteriori approfondimenti. Alcune opere divulgative chiare e complete, alle quali il glossario si è ampiamente ispirtato, sono le seguenti:
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Bonaiuti S., Mulini storici. Conoscenza e modi d’uso, Associazione Italiana Amici dei Mulini Storici, Porretta Terme (BO) 2016.
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Di Fidio M., Gandolfi C., La lingua delle acque, Biblioteca Idraulica, Fondazione Biblioteca Europea di Informazione e Cultura, Milano 2013
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Provincia di Torino, Regione Piemonte, Manuale per il censimento delle opere in alveo, a cura di G. Betta, L. Iorio, E. Porro, C. Silvestro, 2008
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A.I.A.M.S. (Associazione Italiana Amici Dei Mulini Storici), Glossario dei termini molitori
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A. Stowers, Ruote ad acqua dal 1500 circa al 1850 circa, in AA.VV. "Storia della Tecnologia", Vol. IV, tomo II, 2012, Bollati Boringhieri, pp. 206 e segg.
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Balconera o Balconata
Termine idraulico di origine dialettale che indica una struttura atta a regolare la portata di una canalizzazione, consentendo l’afflusso o il deflusso dell’acqua attraverso porte, o paratoie, mobili. La funzione può essere svolta da un manufatto (edificio derivatore) o da un dispositivo molto più semplice. Sono considerati sinonimi termini quali cataratta, chiavica, incastro, anch’essi di ispirazione regionale.
Bannalità
Il diritto di banno corrispondeva alla facoltà del Signore di imporre ad abitanti e contadini del feudo l’obbligo di servirsi dei suoi molini per la macina dei grani, ovviamente dietro corresponsione di un tributo. Obbligo generalmente esteso ai forni ed a tutti gli opifici feudali. La bannalità escludeva quindi ogni forma di concorrenza, istituendo un monopolio di produzione a vantaggio del proprietario ed a scapito di utenti e mugnai. La sola possibilità di sfuggire a tale obbligo era il ricorso a mortai e peste manuali, o macinare altrove clandestinamente incorrendo, se scoperti, in pesanti sanzioni. Il diritto di banno decadde nel corso dell'Ottocento, con l'affermarsi del mercato capitalistico e della libertà di commercio ed industria. Per approfondire l'argomento.
Bealera
Termine di natura dialettale (bialera) usato in Piemonte per indicare un corso d’acqua artificiale, generalmente di una certa lunghezza, ma di sezione piccola o media, utilizzato per l’irrigazione, per forza motrice o per altri usi. Deriva dal celtico buol e dal latino bealeria. Si tratta di un’opera idraulica elementare, formata attraverso un semplice scavo nel terreno. In teoria dovrebbe differenziarsi dal canale per la portata minore, il percorso più tortuoso e soprattutto per la mancanza di sponde e fondo in pietra o muratura. Nell’uso comune, in realtà, i due termini risultano spesso intercambiabili, in particolare nel caso di canali non navigabili con portate limitate. Sono reputati sinonimi termini quali fosso o fossato, cavo, gora, roggia, talvolta nell’accezione di corsi d’acqua di dimensioni minori
Bocca di derivazione e di scarico
La bocca di derivazione è la sezione iniziale di una canalizzazione, estratta da un corpo d’acqua di maggiori dimensioni (v. incile). La bocca di scarico è invece la parte terminale della stessa, ossia lo sbocco, sempre verso un corso d’acqua più grande
Bocchetto o Bochetto
Per bocchetto si intende l'elemento idraulico terminale che immette l'acqua della bealera nei terreni da irrigare. Logicamente esso è costituito da due colonne laterali (in muratura, pietra, legno o metallo) infisse nel terreno e dotate di due scanalature interne in cui scorre una paratoia (generalmente in legno o metallo) che viene alzata od abbassata per consentire l'afflusso delle acque nei fondi.
Briglia o Brida
La Briglia è un’opera idraulica di sbarramento costruita su fiumi o canali per ridurne la pendenza e
la forza erosiva, stabilizzando il letto e per trattenere i materiali solidi trasportati, che si accumulano a monte. Di fatto corrisponde a uno sbarramento ortogonale al fiume. Con lo stesso termine si intende anche una traversa di modesta altezza finalizzata alla regolazione del flusso o alla difesa del fondo dall'erosione. Brida ne è il sinonimo arcaico usato correntemente nella documentazione del passato.
Caminasso
Condotto in legno, in pietra o in muratura che porta l’acqua dalla balconera, ossia la struttura regolatrice del flusso diretto alle ruote. Dimensione e profilo dei camminassi devono essere calcolati con attenzione per consentire la trasmissione di una maggiore quantità di energia e rendere più efficienti le ruote. Ciò accade quando l’acqua arriva alle palette con velocità elevata e direzione normale uscendone con velocità nulla o quasi..
Concia delle pelli
In passato in Piemonte la concia delle pelli, ossia la prima lavorazione del manto animale putrescente avveniva in opifici detti affaiterie. La forza idraulica era utilizzata principalmente in due diverse fasi dei processi produttivi. Innanzitutto lo sgrassaggio, o disgrassamento, eliminava il grasso naturale della pelle animale, che ostacolava l’assorbimento e il fissaggio degli agenti chimici impiegati nella successiva concia. Il processo avveniva in tini, detti bottali o botalli, messi in rotazione attraverso la forza idraulica. Per il fissaggio erano impiegate sostanze naturali, e principalmente il tannino, estratte dalla corteccia di piante quali il castagno, la quercia e altre. L’estrazione avveniva attraverso congegni idraulici, detti peste, in cui il tritolamento, ossia lo sminuzzamento, la triturazione, della materia di base avveniva utilizzando macine in pietra. A partire dall’inizio dell’Ottocento un modello nuovo e più efficiente, detto a taglietti, dotato di pistoni-coltelli a movimento alternato verticale, sostituì progressivamente le peste tradizionali. Le mansioni degli "affaitori", o "affaitatori", che effettuavano le lavorazioni primarie dei pellami grezzi, non devono essere confuse con quelle dei "coriadori", che producevano il cuoio vero e proprio.
Davanoira
La davanoira (o “ruota a davanoira”) è una ruota idraulica a palette ad asse orizzontale immersa direttamente nel canale. Spinta dalla sola forza della corrente non richiede né balconera né camminasso e la velocità di rotazione viene controllata con una parete mobile incernierata verticalmente, così da convogliare un flusso variabile d’acqua. Siccome deve pescare per un’altezza pari a quella della singola paletta, è indispensabile un dispositivo di regolazione che provveda a mantenere costante il livello dell’acqua, pena un brusco calo del rendimento dinamico. E’ altresì necessaria un’adeguata modellazione del fondo del canale. Di norma la davanoira ha un diametro notevole, ma la sua peculiarità sono pale più lunghe e profonde; la sua larghezza è quindi assai maggiore, spesso di molte volte, rispetto a quelle degli altri dispositivi. Utile quando la portata del canale è elevata ma la caduta effettiva è piccola, in Piemonte si è diffusa a partire dal XVIII secolo; in particolare a Torino dopo l’esaurirsi dei salti d’acqua disponibili e la conseguente saturazione dei canali. Nel rilascio delle concessioni si prestava molta attenzione affinché tali ruote non rallentassero lo scorrere dell'acqua creando a monte temuti e dannosi rigurgiti. Nei molini più grandi una davanoira era spesso installata alla fine di ogni partita di ruote per sfruttare il potenziale residuo delle acque di scarico.
Dissabbiatore-sghiaiatore
Dispositivi idraulici di filtraggio e di decantazione che proteggono l’opera di presa dal deposito di sedimenti solidi trasportati delle acque. Gli sghiaiatori intercettano il materiale più grossolano e lo scaricano nell’alveo a valle dello sbarramento, mentre i dissabbiatori sono canalizzazioni che lasciano defluire l’acqua a velocità ridotta consentendo la sedimentazione del materiale più fine. Entrambe le funzioni possono essere svolte dalla stessa struttura, talora costituita da una semplice paratoia di scarico, detta paratoia sghiaiatrice o callone, la cui apertura, periodica o continua, favorisce la rimozione dei depositi accumulati ai piedi della traversa.
Ficca o fica
Termine idraulico di origine dialettale risalente al Medioevo e derivato probabilmente da palaficca, ossia palafitta. Fino all’Ottocento indicava uno sbarramento formato da una o più file parallele di robusti pali di legno di rovere o di ontano nero piantati (conficcati, ficcati, da cui l'etimo della parola) nell’alveo di un fiume, che, attraversandolo in genere in diagonale e per tutta la sua larghezza, avevano la funzione di convogliare l’acqua verso l’imbocco di un canale. (v. traversa). Le palizzate venivano poi riempite con tavole di legno, pietre, ciottoli, fascine e altri materiali atti allo scopo e sormontate da scivoli in muratura. Le ficche in legno furono rapidamente sostituite dalle moderne dighe in cemento armato.
Follone o Gualchiera
La gualchiera, detta anche paradore, era una macchina preindustriale usata per la follatura della lana e la battitura dei cascami nella produzione della carta utilizzando martelli sollevati tramite forza idraulica. La follatura conferiva compattezza e soprattutto impermeabilità a tessuti, in particolare ai feltri. Macchinari simili trovavano impiego anche nei processi conciari. Il termine gualchiera si indica talora non tanto il congegno meccanico in sé, quanto l'edificio che lo contiene. Si veda in proposito anche la relativa voce su Wikipedia.
Frullone
O buratto, macchina usata per separare la farina dalla crusca, che può avere forma di cilindro ricoperto di tele di varia fittezza, oppure di staccio piano dotato di moto oscillante. È il simbolo dell’Accademia della Crusca. Dizionario Treccani)
Incile
Termine idraulico di origine colta che identifica l’imbocco di una derivazione. Di fatto indica il tratto iniziale di un canale che si origina da un corso d’acqua maggiore (v. bocca di derivazione).
Lapola
Termine di origine dialettale piemontese che indica l'attraversamento di un fosso che si forma per aver accedere ad un campo o ad altra proprietà, o per il passaggio di una strada, abbassandone le sponde e alzandone il fondo. Queste, ad esempio, le istruzioni dell'ing. Amedeo di Castellamonte per l'attraversamento delle strade pubbliche lungo la bealera di Druento: «... si faranno delle lapole sternite di pietre con le rippe parimenti sternite e rillevate tanto che siano commode al passaggio dei carri…»
Macinazione a palmenti
La macinazione a palmenti è stata la tecnica molitoria tradizionale, impiegata per secoli, oggi usata solo più nei molini minori e per farine destinate ad uso zootecnico. Avviene per mezzo di una coppia di macine circolari, in pietra, orizzontali e sovrapposte, che frantumano i chicchi per sfregamento. Delle due mole quella fissa è detta giacente, dormiente, o sedile, mentre l’altra, è detta girante, corrente, o corridore, e ruota intorno al proprio asse centrale.
Macinazione a cilindri e mulini anglo-americani
Nella macinazione a cilindri la produzione delle farine avviene mediante successivi passaggi del grano attraverso sistemi di rulli metallici rotanti, detti laminatoi. Caratteristica saliente dei molini angloamericani è invece l’automazione del processo molitorio, generalmente organizzato in altezza e sviluppato dall'alto verso il basso. Logicamente indipendenti, le due tipologie di molini, di fatto ed almeno in prima approssimazione, vennero spesso a coincidere. Introdotti in Italia negli anni ’30 dell’800 si affermarono definitivamente a partire dall’ultimo quarto del secolo e, data la maggiore efficienza e produttività, in una quarantina d’anni soppiantarono quelli tradizionali a palmenti. L'adozione della macinazione a cilindri ha molto spesso coinciso con l'adozione di più moderne turbine idrauliche in luogo delle ruote tradizionali, ed in seguito di motori elettrici.
Martinetto
Macchina di origine medioevale che trasformava il moto circolare prodotto da una ruota idraulica in moto alternato attraverso un albero a camme. In tal modo un maglio di forma, peso e dimensione variabili veniva sollevato e lasciato ricadere. Il lavoro prodotto era utilizzato per la forgia del ferro e di altri metalli, ma anche per la frantumazione di spezie, di minerali e di materiali per la concia o la tintura delle pelli.
Martinetto idraulico per la lavorazione del metallo.
A sinistra: il maglio - A destra: l'albero a camme solidale con la ruota idraulica esterna.
Fonte:Fucina dell'Abbazia di Fontenay - Francia
A fianco: Altro martinetto idraulico da ferro. I martinetti usati in Piemonte non dovevano essere troppo diversi.
Fonte: Forges de Buffon - Francia
Modulo (e ruota) d'acqua
Il modulo è l’unità di misura dell’acqua corrente. Esso è un corpo d’acqua che scorre nella costante quantità di cento litrial minuto secondo e si divide in decimi, centesimi e millesimi. (Art. 1081 C.C. - Modulo d’acqua). In precedenza il codice civile albertino (promulgato il 20 giugno 1837 ed entrato in vigore il 1º gennaio 1838) definiva il modulo pari a 57.93 litri d'acqua al secondo (art. 643 i). Prima ancora l’unità di misura piemontese di portata era la ruota, determinata da Francesco Domenico Michelotti corrispondente a 335.13 litri/sec; tale misura venne ricalcolata dal figlio Ignazio in 346.33 litri/sec.
Molino
Il termine mulino indica sia la macchina che produce un lavoro meccanico derivato dallo sfruttamento di una forza (animale, umana, idraulica, del vento…), sia l’edifico o la struttura che la ospita. In generale i mulini sono impianti utilizzati per la frantumazione diverse materie prime vegetali e non. Rientrano quindi nella categoria vari tipi di opifici, quali frantoi, segherie, frantoi per minerali, polverifici, follatrici e cartiere), e solo in senso stretto quelli per la macinazione dei cereali e la produzione di farine. I molini più diffusi sono quelli che utilizzano in vario modo l’energia potenziale delle acque (molini orizzontali, verticali, natanti, a marea). Con l’introduzione dell’albero a camme, capace di trasformare il moto circolare in alternato, nel periodo pre e proto industriale i molini a pestelli furono impiegati anche nelle manifatture laniere ed in altre lavorazioni, quali quelle della carta e della galla, nell’attività siderurgica e mineraria, nonché nelle segherie. (Cfr: la voce Martinetto) Per approfondire Cfr. Enciclopedia Treccani.
Mulenda
Era la retribuzione pagata al mugnaio per la sua opera. In genere veniva saldata in natura consentendogli il prelievo di 1/16 del macinato.
Opere di derivazione
Insieme dei manufatti atti al prelievo di un corpo d’acqua. Si dividono in opere di sbarramento, quali le traverse, che hanno il compito di rialzare il pelo dell’acqua a monte per favorirne l’immissione in una canalizzazione, e opere di presa, composte dai dispositivi idraulici per il filtraggio (sghiaiatori e dissabbiatori), la regolazione e l’incanalamento in sicurezza del flusso (paratoie, scaricatori, sfioratori).
Ordinati
I volumi degli Ordinati della Città riportano i verbali degli atti amministrativi deliberati dagli organi di governo comunali a partire dal 1325. La serie, quasi ininterrotta fino ai giorni nostri, è consultabile presso l'Archivio Storico della Città di Torino di via Barbaroux 32.
Ora d'acqua
L'ora d'acqua consiste nel diritto di un utente di servirisi periodicamente (in genere, ma non necessariamente, ogni settimana) dell'intero corpo d'acqua introdotto in una canalizzazione durante la stagione irrigua, ossia dall'equinozio di primavera a quello d'autunno, per la durata di sessanta minuti continui, onde condurlo alle proprie terre. Tale estrazione avviene tramite apposite strutture (bocchetti), la manovra e la manutenzione delle quali è a carico dell'utilizzatore stesso. In genere fuori dalla stagione irrigua l'acqua eventualmente presente nella bealera può essere utilizzata, senza interromperne il flusso, per abbeverare il bestiame e, se previsto dai regolamenti, per produrre ghiaccio.
Partitore
Il termine indica una qualunque struttura che divide in due o più parti un corso d’acqua a pelo libero, secondo definiti diritti legali. Può assumere forme assai differenti, molto elementari o più complesse. La ripartizione può avvenire automaticamente, anche soltanto con un semplice prisma con la punta rivolta contro la corrente, oppure attraverso manufatti dotati di paratoie mobili di regolazione per realizzare distribuzioni molto articolate.
Pesta
Congegno idraulico del passato assimilabile a un frantoio, utilizzato per macinare minerali, frutti da olio, fibre tessili e altre materie prime. In linea di principio esso era composto da una macina in pietra, o una coppia di esse, che ruotava in circolo attorno al proprio asse, all’interno di un contenitore, anch’esso in pietra, frantumando il materiale in lavorazione. In realtà il termine identificava marchingegni anche differenti tra loro dediti comunque alla triturazione e talora qualsiasi strumento idraulico destinato alla macinazione diverso dai molini da cereali.
Pianalto
Formazione geologica morenica costituita da depositi glaciali che, scavata ed erosa da un fiume o un torrente, ha creato un dislivello, anche considerevole, sulla pianura alluvionale sottostante formata dall'erodere e dal divagare del corso d'acqua stesso. Nella fattispecie torinese, l'abitato originario sorse sul pianalto delimitato delle pianure alluvionali della Dora e dal Po. In gran parte assorbito dallo sviluppo urbano odierno, è ancora ben visibile nei territori più occidentali che si affacciano sulle basse di Dora, sia sulla sinistra del fiume, come a Lucento, sia su quella destra, come alla Pellerina.
Pista
Macchinario per la triturazione o la frantumazione di materiali di varia natura costituiti da serie da 4, 6, 8 o più pistoni a movimento verticale alternato, generato da un albero a camme orizzontale fatto ruotare idraulicamente.
Portata
La portata corrisponde alla quantità d’acqua che passa attraverso una sezione nell’unità di tempo e in particolare la portata derivata equivale quindi al corpo d’acqua prelevato da una derivazione, misurato in l/s o m³/s. Essa non va confusa con il regime idrologico, ossia l’andamento delle portate in un dato tempo, in genere l’anno. In passato la determinazione della portata di un corso d’acqua fu questione assai discussa. Storicamente in Piemonte l’unità di misura dell’acqua fluente fu la ruota d’acqua. La sua prima, ma non unica, formulazione sperimentale avvenne nella seconda metà del Settecento grazie a Domenico Michelotti, che definì la ruota, a cui fu attribuito il suo nome, pari a circa 343 litri al secondo. Con il codice civile albertino, entrato in vigore nel 1838, venne introdotto il modulo (art. 643), corrispondente a circa 58 l/s. Il Regno d’Italia adotterà ancora il modulo adeguandolo però al sistema metrico decimale, con valore uguale a 100 l/s. Tuttora “Il modulo è l'unità di misura dell'acqua corrente. Esso è un corpo d'acqua che scorre nella costante quantità di cento litri al minuto secondo e si divide in decimi, centesimi e millesimi” (art. 1081 c.c., Modulo d’acqua).
Potenza idroelettrica
Occorre distinguere la potenza nominale media (espressa in kW) quale potenza media teoricamente sviluppata da un impianto idroelettrico nell’anno, sulla base della portata e del salto idraulico sfruttati, dalla producibilità (definita in kWh annui) equivalente all’energia prodotta dalla centrale, ottenuta moltiplicando la potenza idraulica media per il numero di ore annue di funzionamento, considerando il coefficiente di rendimento specifico dell’impianto stesso.
Risorgive o Fontanili
Sorgenti di pianura, o polle naturali, frutto di particolari condizioni geomorfologiche, un tempo molto diffuse lungo le sponde occidentali del Po. Cfr. I molini della Molinetta. Per quanto concerne la loro origine clicca QUI.
Ruota idraulica
Esistono due tipologie fondamentali di ruota idraulica:
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la ruota orizzontale, o ad asse verticale, detta anche ritrecine;
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la ruota verticale, più diffusa, il cui asse di rotazione è orizzontale, ossia parallelo al suolo. A sua volta questo tipo di ruota si divide in tre categorie:
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la ruota alimentata da sotto. È messa in movimento unicamente dall’energia cinetica dell’acqua che impatta sulle palette radiali di cui è dotata. Sviluppa potenze limitate, ma è la sola impiegabile in mancanza di salti d’acqua rilevanti e sui mulini natanti. Il suo funzionamento richiede un dislivello minimo, che può essere ottenuto modellando adeguatamente il fondo del canale. Le scarse prestazioni sono in parte compensate attraverso le enormi dimensioni che può raggiungere, arrivando a superare i 4 m di altezza e i 2 m di larghezza. Nei secoli scorsi in Piemonte era detta davanoira;
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la ruota alimentata da sopra. L’installazione richiede dislivelli rilevanti. La rotazione è prodotta dall’energia potenziale dell’acqua immessa dall’alto su pale modellate a forma di cassette. È il tipo di ruota più efficiente, con rendimento che oscilla attorno al 75% e può generare potenze notevoli, condizionate dall’ampiezza del salto che sfrutta. Date queste caratteristiche è di norma una ruota abbastanza stretta; il diametro può raggiungere i 10-12 m e richiede portate d’acqua limitate, comprese tra i 100 e i 200 l/s per metro di larghezza;
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la ruota alimentata di fianco . Prende questo nome poiché l’acqua è immessa nella metà inferiore della ruota attraverso uno scivolo. Essa sfrutta simultaneamente sia il potenziale del salto su cui è collocata, sia la forza cinetica del flusso che ne colpisce le pale, spesso di forma ricurva per migliorarne l’efficienza. Ha un buon rendimento, che può superare il 60%, ed è adatta a salti da 0,7 a oltre 3 m. Nel caso di salti modesti, inferiori a 1,5 m, viene talora detta ruota alimentata dal basso. Data la morfologia prevalentemente pianeggiante del territorio torinese questo tipo di ruota, detta davanoira, era tra le più diffuse.
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Le ruote idrauliche potevano inoltre essere classificate come “ruote a palette” e “ruote a secchie” dette anche “a brentelle” o a “cassette”. Le ruote a palette erano dotate di un certo numero di piccole pale piane, radiali alla ruota stessa; generalmente erano alimentate di sotto o di fianco e, utilizzando soltanto l’energia del movimento dell’acqua, avevano un rendimento modesto, nell’ordine del 30%, e sviluppavano potenze limitate. Le ruote a secchie erano munite di contenitori che venivano riempiti d’acqua sulla sommità della ruota; essere erano quindi alimentate dall’alto e, soprattutto utilizzando il potenziale dell’acqua in caduta, sviluppavano una maggiore potenza, proporzionale all’altezza del salto sfruttato. QUI ulteriori approfondimenti.
In linea di principio la potenza ricavabile da una ruota idrauliuca è funzione della:
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portata del canale di adduzione
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velocità dell'acqua
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altezza di caduta dell'acqua
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rendimento della ruota
Rigurgito
Il rigurgito, o regurgito, rappresentava potenzialmente un grave inconveniente sui corsi d’acqua a uso industriale, capace di dare luogo ad aspre contese tra gli utenti. Consisteva nel rigonfiamento e nel riflusso verso monte delle acque, causato da un ostacolo nell’alveo, dalla diminuzione della pendenza o della sezione, oppure dalla confluenza verso un altro corso d’acqua. In particolare l’apposizione di una nuova ruota idraulica "a davanoira" poteva rallentareil libero flusso dell’acqua e formare nel canale gorghi, o vortici, che retrocedendo innalzavano il pelo dell’acqua stessa, rallentando, o addirittura fermando, i dispositivi a monte.
Salto
Corrisponde alla differenza tra la quota del pelo dell’acqua di un canale a monte del punto di utilizzo (in genere una ruota idraulica) e la quota a valle del punto stesso. E' una componente fondamentale del potenzale dinamico di una ruota idraulica.
Serizzo (pietra di)
Serizzo (o sarizzo) è il nome di origine dialettale dato a uno gneiss di colore grigio scuro e grana uniforme, che si trova in abbondanza nelle alpi piemontesi. Nei secoli passati è stata la pietra tra le più usate a Torino, tanto per impieghi nobili (ad esempio lo scalone di palazzo Carignano), quanto comuni. In campo idraulico era usato per le sponde dei canali, per le prese dei bocchetti irrigui e per la costruzione delle balconere. Cave molto ricche, in passato, erano quelle della val di Susa.
Sifone, tomba a sifone
Nelle costruzioni idrauliche il termine “tomba” (arcaico tromba) indica un manufatto con il quale un corso d’acqua sottopassa un ostacolo, quale una strada, una ferrovia o un altro corso d’acqua. Un tipo particolare di sottopasso è la tomba (o botte) a sifone, o semplicemente sifone, costituita da una conduttura a “U”, di norma sotterranea, impiegata per superare un ostacolo quando la luce disponibile non consente il passaggio dell’acqua a pelo libero sotto l’ostacolo.
Scaricatore
Canalizzazione destinata allo scarico (parziale o totale, temporaneo o permanente) dell’acqua che eccede la portata massima di una bealera o di un canale, ad esempio causata da piene o precipitazioni molto abbondanti, evitando in questo modo straripamenti ed esondazioni. Può essere dotato di un apposito manufatto sfioratore, o simili strumenti di scolmo automatico che agiscono senza intervento umano quando il livello dell’acqua supera una soglia di sicurezza prestabilita. Oppure il controllo può essere affidato a classiche strutture munite di paratoie mobili regolabili. Altra funzione degli scaricatori è rendere possibile il prosciugamento degli alvei in occasione dei lavori di manutenzione ordinaria o straordinaria dei canali. Nei vecchi edifici idraulici uno scaricatore permetteva di dosare l’acqua da convogliare alle ruote, deviando l’eccedenza e rallentandone così il moto fino a fermarle, senza interrompere il naturale flusso dell’acqua nel canale principale.
Sgrigliatore automatico
Elettromeccanismo automatico a movimento alternato, impiegato per la pulizia periodica delle griglie di filtraggio collocate all’imbocco di una canalizzazione per trattenere rami, tronchi e altri materiali grossolani trasportati dall’acqua entrante.
Soglia
Manufatto ortogonale all’alveo di un fiume o di un torrente, realizzato per rallentarne la velocità e ridurne la pendenza, stabilizzarne il fondo e limitarne così l’erosione delle sponde. Talora una serie di questi manufatti è collocata in sequenza a breve distanza reciproca. Il termine è talora usato come sinonimo di briglia, che però in genere corrisponde a un manufatto decisamente più importante e di maggiori dimensioni; mentre la soglia non emerge più di tanto dall’alveo ed è superata dal flusso delle acque. Può essere collocata a valle di un ponte per proteggerne le fondamenta. Se posta dopo una traversa più prendere il nome di controdiga.
Stramazzo
Nell'accezione arcaica il termine indica una generica caduta d'acqua. In tempi più recenti corrisponde a un dispositivo che sbarrando la corrente di un corso d'acqua la costringe a creare un rigurgito monte e quindi un corpo fluido che dal bordo superiore dello sbarramento stramazza, cioè cade, a valle. Creando efflusso quantificabile, il dispositivo è spesso usato per la misura delle portate. (Misuratore a stramazzo).
Fonte: Wikipedia.
Telodinamica
La trasmissione telodinamica fu una tecnologia ideata negli ultimi decenni dell’Ottocento per il trasporto a distanza dell’energia e del moto attraverso un sistema di funi metalliche e pulegge sostenute da torri che, semplificando di molto, potrebbe essere paragonato a quello della catena delle biciclette o di una seggiovia. Sperimentata da G. A. Hirn e da F. Reuleaux, in Italia fu studiata da Galileo Ferraris. La trasmissione telodinamica era adatta al trasporto dell’energia fino a 1 km di distanza, ma presentava non pochi problemi. Fu rapidamente soppiantata dall’avvento dell’energia elettrica, più efficiente sotto ogni profilo.
Un pregevolissimo e raro esempio di trasmissione telodinamica è consevato nell'ecomuseo "La Fabbrica della ruota", ospitato nell'ex Lanificio dei f.lli Zignone, nel comune di Pray (BI).
Traversa
In idraulica indica uno sbarramento trasversale di altezza limitata che produce un’elevazione di norma modesta del pelo dell’acqua per consentirne la derivazione della quantità desiderata, lasciando tracimare l’eventuale eccedenza. Sono usati come sinonimi termini quali chiusa, pescaia, steccaia, sbarramento e diga; questo però oggi è in genere riservato a manufatti di grandi dimensioni (v. anche ficca).
Unità di misura piemontesi
Particolarmente complesse e variegate erano le unità di misura dette "piedi", poiché:
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il "piede liprando" era il più usato e comune, tanto che l'aggettivo era quasi sempre sottinteso, e pari a 0, 5138 m.
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il "piede legale" era pari al 0, 4638 m.
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il "piede manuale" era pari a 0, 3425 m.
dal 18/05/2022
Ultimo aggiornamento 16/12/2023