top of page

La Storia

La bealera Cossola

ANTICHE ORIGINI
ANTICHE ORIGINI

Le origini della bealera Cossola rimangono incerte a causa della perdita dei titoli di proprietà, andati distrutti nell'incendio che, nel maggio del 1799, durante l'assedio francese di Torino, devastò la dimora del Conte Capris di Cigliè, allora Direttore del Consorzio di gestione della bealera. La documentazione disponibile non consente di stabilire con precisione la data di costruzione, sebbene si collochi comunque in epoca medievale. [1]

Nel corso dell'Ottocento, il Consorzio della Cossola ha rivendicato il possesso “pacifico, antichissimo ed immemoriale” della bealera, ipotizzando che fosse la più antica delle canalizzazioni torinesi. La mancanza di una tradizionale ‘ficca’ per introdurre l’acqua - ancora alla fine del XVIII secolo surrogata da un semplice sbarramento di pietre ammucchiate nel letto del fiume, sosterrebbe questa tesi: infatti, se al momento della costruzione fossero esistite altre derivazioni a monte, anche questa sarebbe stata necessariamente dotata di una chiusa stabile. [2]

Tuttavia, i documenti forniti a sostegno di questa tesi non sono affatto dirimenti. [3] Sebbene l'origine alto-medievale della bealera sia stata sostenuta anche da altri studi, che non mancano di una certa suggestione, resta il fatto che né gli Ordinati ei Consegnamenti catastali della Città di Torino, né altre fonti storiografiche medievali riportano toponimi univocamente riconducibili a questa bealera o evidenze di una canalizzazione che, nel Trecento, attraversasse le campagne del sud-ovest, ad esempio delimitando i confini delle proprietà. [4]

I Testimoniali di visita del conte Camillo Richelmy, nel marzo 1691, rilevavano l’esistenza “di una bealera che aveva una ficca fatto di semplici pietre, quali attraversava in nero alveo di esso fiume [la Dora], e mediante essa ficca si derivava l’acqua della bealera detta la Cossola, la quale entrava immediatamente nella ripa di esso fiume verso il luogo di Collegno, e si portava sotterraneamente sino passato tutto il detto luogo, dove dopo un certo tratto che correva in canale scoperto era di uno scaricatore con tre porte, ognuna delle quali di larghezza oncie 15, ed il canale era di piedi liprandi cinque” [5]

la bealera 'dei gatti'

Così nel 1790 Amedeo Grossi descriveva la bealera Cossola nella "Guida alle Cascine, e Vigne del territorio di Torino e contorni":      

La Cossola bealera, che principia vicino al Castello di Colegno: dividesi in cinque rami vicino alle cascine Fossa, e Colomba poste dirimpetto alla Chiesa Parrocchiale di Pozzo di Strada; la detta bealera cammina pel tratto di 150 trabucchi in un cavo sotterraneo formato nel ghiaione impetrito, lungo di cui vi sono a luogo a luogo sfori per pulire l’alveo nelle occorrenze, i quali sono denominati in que’ contorni gatti, e per tal motivo dicesi anche alla bealera de’ gatti”. (*)

il ricercatore di storia locale G. Gramaglia conferma che il nome "bialera dii 'gat" è talora usato ancor oggi, ma  avanza qualche dubbio sull'origine del toponimo, pur affermandolo di "prenderlo per buono". (**)

(*) Cfr. Giovanni Lorenzo Amedeo Grossi, Guida alle Cascine, e Vigne del territorio di Torino e suoi contorni. Vol. 1, Torino, 1790, pag. 18.

(**) Cfr: Frammenti di Storia di Collegno. Opera postuma di Giuseppe Gramaglia, a cura di M. E M. Torello, Edizioni del Graffio, 2006, pag. 116

In realtà, alla luce delle conoscenze limitate e frammentarie del paesaggio agricolo medievale torinese a nostra disposizione, nonché della perdita dell’archivio storico del Consorzio, risulta complesso ricostruire la storia una canalizzazione così estesa e articolata, che all'interno del territorio comunale si divideva in cinque rami, ciascuno con le caratteristiche proprie di una bealera autonoma.

Le prime attestazioni documentarie del nome "Cozole" si trovano in alcuni contratti di compravendita di ore d’acqua risalenti al 1498, secondo le quali lo scavo della bealera parrebbe quindi anteriore, almeno di qualche anno. L’acquisto di quattro ore d’acqua avvenuto nel luglio del 1498 da parte di Giovanni Campione è seguito il mese successivo da quello di Ludovico Galliotti e ulteriori cessioni avvengono negli anni successivi: ad esempio con atto del 10 dicembre 1502 Pietro Fontana acquista "un'ora d'acqua della bealera nuova di Bartolomeo S. Giorgio, la quale si prende dalla Dora sopra l castello di Collegno". [8] Nel Cinquecento le menzioni del canale si moltiplicano: la prima ufficiale è contenuta nel manifesto del 14 agosto 1567, con cui il duca Emanuele Filiberto ordina la riduzione delle derivazioni a monte della Pellerina a favore dei molini della Città. La più antica evidenza cartografica risale invece ad un Tippo del 1579 stilato dai fratelli Ferrari e di Giacomo Rossignolo  nell'ambito di una controversia sui confini tra i territori di Torino, Grugliasco e Collegno. [9]

La chiesa campestre di Santa Maria di Gorzano
1579---Bealera-dei-Gatti_edited.jpg
Lente.jpg

Il "Tippo" del 1579 dei fratelli Ferrari e di Giacomo Rossignolo relativo ai confini tra Torino e Collegno, mette in evidenza la "bialeria del gatto" (Cossola) e la "bialeria del canale" (Putea-canale) i cui alvei, ora come allora, scorrono paralleli, la prima sensi-bilmente su un piano più in basso della seconda. 

Fonte: ASCT, CS 3145 (particolare)

Monumento-al-pilota-collaudatore.jpg
Lente2.jpg

In basso, il disegno riporta la cappella di origine medioevale di santa Maria di Gorzano, edificata nel 1295 lungo la "strada Colleascha per la quale si va da Turino a Collegno", e nella seconda metà del Cinquecento "derochata, incomensiando da se stessa per soa antiquità a derochar pian piano". Essa sorgeva "distante più di un archibusata dalla "grangia de Nazery", oggi cascine Grangie Scott e Berlia, ed era orientata in direzione est-ovest, con l'altare rivolto verso levante (Torino) e l'ingresso a ponente (Collegno).

Grazie a sicuri riferimenti territoriali riportati in mappa e tuttora esistenti, la chiesa sarebbe oggi collocabile sul confine tra Collegno e Torino, presso lo stabilimento Thales Alenia Space Italia ed il monumento al "Pilota Collaudatore" al centro della rotonda in cui convergono le odierne strade antica di Collegno e della Berlia e le vie Certosa e Leopardi. La strada vicinale della Berlia, che separa il campo di volo e le cascine Berlia e Grange Scott, risale all'epoca medioevale. Essa è menzionata già negli Statuti della Città di Torino del 1360 e da secoli segna il confine tra la Città e Collegno.

Fonte: ASCT, CS 3017

1579---Bealera-dei-Gatti_edited.jpg

Il Consorzio della bealera Cossola

Fin dalle origini la bealera è appartenuta ad un gruppo di privati cittadini riuniti in un Consorzio di gestione che ne amministrava le acque secondo un preciso Regolamento, che prevedeva tra l'altro (*):

  • Art. 1 — La proprietà dei canali consortili con tutti i diritti annessi risiede nel Consorzio costituito da tutti gli utenti che hanno diritto di servirsi dell'acqua per l'irrigazione degli stabili di loro proprietà... (omissis)

  • Art. 4. — Il Consorzio veglia alla difesa dei suoi diritti ed all'adempimento dei dipendenti obblighi riguardo alla derivazione dell'acqua dal fiume, alla condotta di essa (manutenzione), conservazione, riparazione della chiusa, dell'asta, degl'incili, dei bracci e relative diramazioni, e degli edilìzi inerenti, compresi quelli comuni con altri consorzi e proprietarii, od a carico esclusivo di essi, ed alla esatta esecuzione dell'orario.

  • Art. 7. — Sono a carico del Consorzio tutte le spese di amministrazione, condotta e distribuzione delle acque, riforma, manutenzione e riparazione della pescaia, dell'edificio d'imbocco, degli incili, asta, partitori, bracci e relativi scaricatoi ; purgatura dell'asta principale e relativi bracci... (omissis)

Il Consorzio era guidato da una Congregazione generale degli utenti e da un Comitato di Amministrazione composto da un Direttore per ciascuno dei cinque rami, da un Presidente  e da un Segretario. Al comitato rispondevano i custodi della bealera, che provvedevano alla manutenzione degli alvei e delle relative opere, alla vigilanza sugli orari di irrigazione ed alla repressione degli abusi.

 

Nel 1933 la proprietà e gran parte delle competenze sulla bealera passarono alla Città di Torino, a cui furono riconosciuti i diritti di derivazione stabiliti dal riparto Pernigotti fino a tutto il mese di gennaio del 1987. A scadenza la concessione fu rinnovata fino all’11 giugno 1997. Nel 2003 la bealera contava soltanto due utenze e dopo qualche tempo venne dismessa. Con gli accordi del 1933 l’ex Consorzio della Cossola conservò un numero limitato di utenze, assumendo la nuova denominazione di «Consorzio Giorsa» e venne sciolto infine solo nel 1962, quando il canale passò completamente al Comune.

(*) Cfr: Regolamento del Consorzio della bealera Cossola e sue diramazioni, Tipografia S. Giuseppe degli Artigianelli, Torino, 1914. (Il documento è però datato 1881).

5 rami
I CINQUE RAMI DELLA BEALERA
Presa della bealera Cossola a Collegno (1796)

Il disegno non rispetta i tradizionali canoni di proporzionalità, ma ben rappresenta la congestione del punto di presa della Cossola. In uno spazio ristretto si concentrano: la ficca ai piedi della rocca, l'abitato, lo snodo delle strade, i due rami della bealera Putea e la bealera del molino del conte di Collegno. Ben visibile anche il primo scaricatore del canale. Per semplicità il tratto in galleria è indicato come a cielo aperto.

Fonte: G.B. Barone, Pianta dimostrativa del fiume Doira, 1796 (particolare) ASCT, Tipi e Disegni 12. 1. 3.

Le campagne torinesi sono più elevate rispetto al corso della Dora e per portare l’acqua al loro livello fu necessario arretrare a Collegno la presa della bealera. La realizzazione delle opere di presa implicò il superamento di consi-derevoli difficoltà tecniche e orografiche. Il sito era favorevole e permetteva di introdurre un buon corpo d’acqua, ma l’alto costone che cade a picco sulla Dora, dal quale il castello e il borgo antico sovrastano il fiume, non lasciava spazio sufficiente. E lo scavo con le tecniche medioevali di una lunga galleria nella roccia clastica dura e compatta, detta puddinga, in cui venivano subito incanalate le acque, rappresentò un’impresa di sicura rilevanza.

Opere di presa bealera Cossola (1844)

Planimetria delle opere di presa della bealera Cossola a Collegno - Relazione Pernigotti, 1844.

Fonte: ASCT, Tipi e Disegni 12.1.45

A Collegno la Cossola attraversava la campagna a sud della Dora rimanendo per un lungo tratto prossima al fiume. Varcava i confini torinesi tagliando strada della Berlia e per circa 700 m proseguiva in una trincea man mano più profonda, mantenendosi a mezza costa sul pendio che digrada verso le basse di Dora. Entrata nelle proprietà della cascina Pollone piegava bruscamente a meridione toccando le cascine Rastel Verde, Bracco, Lionetto e Vivalda. Superata la strada antica di Collegno giungeva infine al partitore della Colomba, a circa 6.200 m dalla presa. 

Data la natura rurale, nel territorio torinese le acque della bealera si dividevano in più rami che irrigavano i vasti spazi compresi tra i contadi di Francia-Parella, Pozzo Strada-Cenisia-S.Paolo, Crocetta, Santa Rita-Mirafiori e Nizza-Millefonti-Lingotto. La ripartizione avveniva allo snodo idraulico della Colomba, dove l’asta principale si divideva in due parti: a destra continuava con il nome di Giorsa, mentre a sinistra dava luogo a quattro canalizzazioni, dette rispettivamente Cossola, Pissoira, Porta e Colleasca. Le cinque rogge, considerate talora derivazioni autonome, si articolavano ulteriormente in una rete capillare di fossi che raggiungevano le cascine. La Giorsa, la Cossola e la Pissoira disegnavano tre archi concentrici orientati da ovest verso sud-sud-est fino al Po; la Porta e la Colleasca irrigavano invece campi e prati verso l'abitato torinese occidentale. Data l'ampiezza del territorio servito e la capillarità della distribuzione, va da sé che la portata di ciascun ramo fosse modesta, adeguata ai bisogni delle coltivazioni non a produrre forza

Bealera Cossola - Partitore della Colomba

Alla cascina Colomba, a Pozzo Strada,  un partitore suddivideva la bealera in cinque rami detti: Giorsa, Cossola, Pissoira, Porta Colleasca.

         

Fonte: elaborazione su: A. Grossi, Carta corografica dimostrativa del Territorio della Città di Torino..., Biblioteque Nationale de France, 1791 (particolare)

motrice. I tracciati si intrecciavano con quelli della bealera Becchia, più vicina alla città, e della bealera di Grugliasco, più esterna. Con tali derivazioni erano possibili scambi d'acqua, come peraltro anche tra i rami stessi. 

La cascina Colomba, ed il relativo partitore, si trovavano nei pressi del Convento della Visitazione lungo corso Francia, e segnatamente sull’asse dell’odierna via Gian Francesco Re nel tratto delimitato dalle vie Pacchiotti e Valgioie. Dal passato più lontano ci giungono descrizioni non troppo univoche e precise dei tracciati torinesi della Cossola; (11) tuttavia ci soccorre la Dimostrazione grafica e relativa descrizione delle bealere esistenti nel territorio - zona suburbana del 1911. (12) Il documento, pur relativamente recente, rimanda ad un quadro territoriale ancora in larga parte rurale, definito da antichi e sicuri riferimenti quali cascine, strade campestri e vicinali. I tracciati delle canalizzazioni che propone possiamo ritenerli non troppo dissimili da quelli dei tempi più remoti; sia considerandone i forti vincoli morfologici e territoriali, sia supponendo ancora secondarie le variazioni dovute all'avvento delle prime moderne periferie e dei tracciati ferroviari. Il custode della bealera abitava nella casa consorziale di strada della Fossa 421, nella borgata Lionetto di Pozzo Strada; all'occorrenza (ad esempio in caso di incendio, tale era la finalità per cui fu redatto il documento) egli poteva rafforzare il normale deflusso verso uno dei rami attraverso le opportune manovre nel partitore. Una nota dei tempi: allora il custode non disponeva del telefono ed anche nei casi urgenti doveva essere avvisato dai familiari, costretti a cercarlo lungo la bealera dove quasi sempre si trovava per motivi di servizio, con la tempestività di intervento che è facile immaginare.

Le portate dei cinque rami

Fonte: Dimostrazione grafica e relativa descrizione dei canali scorrenti nel sottosuolo della Città, cit. 

Il ramo Giorsa (A), detto anche Giorgia, o di S. Giorgio, o Giarara – disegnava il più esterno degli archi territoriali formati dalla bealera. Essa irrigava sia i terreni attorno alla strada di Orbassano non toccati dal ramo Cossola, sia quelli ai lati della strada di Stupinigi, raggiungendo poi Millefonti. Lasciato il partitore lambiva a levante il muro del Convento della Visitazione, attraversava strada della Pronda presso il vecchio cimitero di Pozzo Strada e quindi via Monginevro e la bealera Becchia (ramo destro). Nelle campagne di S. Paolo serviva la cascina Galliziana, mantenendosi poi per un lungo tratto parallelo alla Becchia (ramo sinistro), che sottopassava nei pressi dell’Ospizio di Carità allontanandosene definitivamente. Oltre corso Orbassano, la cascina Pertengo, la borgata Tetti Varrò (Stadio) ed aggirato il gerontocomio, seguiva la Strada di Stupinigi fino al riformatorio della Generala. Entrato nel territorio del Lingotto si dirigeva verso est, piegando a sinistra, dopo la ferrovia, verso la borgata del Giairino. Attraversata via Nizza nella regione del "Pilone delle Anime" (p.za F. Filzi), sfociava nel fiume presso l’attuale Scuola di Amministrazione aziendale. La bealera non aveva diramazioni di rilievo, ma alla cascina Olivero, all’occorrenza, un fosso la collegava al ramo Cossola risalendo per circa 200 metri la strada di S. Paolo.

Il ramo Cossola (B) aveva la portata maggiore - 400 litri d’acqua al secondo, circa 1/3 del totale - e per questo conservava il nome dell’asta principale. Esso fluiva esterno e concentrico alla Giorsa, articolato in tre bracci che bagnavano campi e prati lungo la strada di Orbassano, spingendosi per circa un miglio a sud-est, fino al Po. Dal partitore della cascina Colomba scendeva lungo strada del Lionetto e via Pozzo Strada incrociando corso Francia e la strada antica di Rivoli (via Bardonecchia-via Vandalino), toccando diverse cascine (Serena, Piccolo, Ospedale…) ed i tetti Borello. Si avvicinava e costeggiava quindi il ramo destro della Becchia, scavalcandola dopo la strada antica di Grugliasco. Servite le cascine Dalmazzi, Galliziana e Maletto ed attraversata la ferrovia raggiungeva la strada del Paletto e si divideva in tre parti. Quella di sinistra risaliva la strada del Paletto stessa (via Osoppo) fino alla ferrovia, confluendo quindi nel ramo Pissoira. Gli altri due bracci irrigavano le campagne verso la piazza d’Armi, dove quello centrale si ricongiungeva al destro, il principale. La bealera volgeva ora a sud-est, continuando tendenzialmente in linea retta e, passata la ferrovia e la strada di Nizza, raggiungeva il Po seguendo le vie Teplice e Molinette (Chisola-Abegg). Questo ramo in passato forniva il maggior volume d’acqua ai molini della Molinetta. Al tempo della relazione da cui sono tratte queste note il tratto successivo la piazza d’Armi risultava già in parte coperto. Dal cosiddetto "bochetto del ladro", sulla strada antica di Grugliasco, manovrando una saracinesca normalmente chiusa, le sue acque potevano defluire nel ramo destro della Becchia irrigando in promiscuo il contado della Crocetta e confluendo parte nella Pissoira e parte nel canale del Valentino. 

Il ramo Pissoira (C) era il più prossimo alla città tra diretti a sud-est. Dal partitore alla strada antica di Francia scorreva vicino e parallelo alla Giorsa ed alla Cossola, allontanandosene poi per spingersi verso la fine di via Frejus, la strada antica di Grugliasco, le cascine Cavallo, Vigna, Dalmazzo e l’Edificio degli Esercizi Spirituali, ormai ridotto a Polveriera, nell’area delle future fabbriche Lancia. Passata la strada del Paletto volgeva bruscamente ad est-sud-est; disegnando un angolo acuto costeggiava la ferrovia per circa mezzo chilometro, attraversandola nei pressi degli stabilimenti Materferro. (Diatto, al tempo dello scritto che guida questa descrizione). In canale coperto la bealera giungeva quindi alla barriera di Orbassano; oltrepassata la cinta daziaria lambiva l’Ospedale Mauriziano e, superata la strada di Stupinigi, zizzagava nei campi fuori la Porta Nuova; imboccate le vie Petitti e Nizza, terminava nel canale di San Salvario. Questo ramo, nel Settecento, fu il primo a scaricare i propri scolaticci a favore dei molini della Molinetta.

Ripartizione di acque e utenze

Nel 1819 il Consorzio della bealera Cossola contava 87 partecipanti, che se ne spartivano le acque attraverso 104 bocchetti. E' evidente il ruolo delle diramazioni Porta, Cossola e Giorsa, ognuna delle quali gestiva da sola circa 1/4 dell'acqua complessiva della bealera.

Fonte: Partecipanti delle acque della bealera Cossola e sue diramazioni, 12 aprile 1819. ASCT,  CS 2212 cart.127

I due bracci del ramo Porta (D) bagnavano le proprietà che dalla strada di Francia e quella antica di Rivoli si estendevano verso le fortificazioni occidentali. Non lontano dal partitore il braccio destro raggiungeva l’asse delle vie Bardonecchia e Vandalino, che seguiva fino alla cascina Porporata dividendosi poco dopo in due parti che entravano separate nell’abitato. Alla cascina confluiva anche l'altro braccio, costeggiando ora a destra ed ora sinistra lo stradale di Francia, piegando quindi a sud in corrispondenza dell’attuale largo Racconigi.

Il ramo Colleasca (E), talvolta detto Goleasca, serviva gli utenti del quadrante più settentrionale, delimitato dal pianalto che si affaccia sulla Dora, dalla strada antica di Collegno e da quella di Francia. Anch’esso si divideva in due parti. Quella destra, la più meridionale, seguiva a per un bel tratto la strada antica di Collegno, spostandosi quindi a sud, verso le cascine Santus, (oggi Istituto della Sacra Famiglia) San Paolo e Crema; entrava quindi in città costeggiando corso Francia fino a piazza Statuto. La parte sinistra serpeggiava a settentrione della strada antica di Collegno, toccando le cascine Borello, Parella ed altre, gettandosi nel canale della Pellerina nei pressi dell’Anselmetti. Il ramo alimentava l’Edifizio degli Esperimenti Idraulici della Parella ideato da Domenico Michelotti nella seconda metà del XVIII secolo.

1911---Rete-extraurbana-Cossola_01.jpg
1911---Rete-extraurbana-Cossola_02.jpg

I cinque rami della bealera Cossola nelle campagne torinesi​.

Al partitore della cascina Colomba la bealera si divideva in cinque rami: due di essi (i rami Porta e Colleasca) si puntavano ad occidente verso la città; i tre restanti (Giorsa, Cossola e Pissoira) scendevano verso sud-sud-est disegnando tre archi concentrici e terminando quindi ne Po.

Fonte: Dimostrazione grafica e relativa descrizione dei canali scorrenti nel sottosuolo della Città, cit. 

Mineur

La bealera del Mineur

La Carta corografica dimostrativa del territorio di Torino, di Vittorio Amedeo Grossi (1791) riporta una bealera senza nome, di cui non paiono esistere altre tracce nella cartografia storica. Essa deriva in sponda destra della Dora nei pressi della cascina del conte Ferraris di Genola, in prossimità del confine tra Collegno e Torino, e torna al fiume di li a breve, dopo aver irrigato campi e prati della cascina del conte Nomis di Pollone, del Mineur e dei Tetti della Bassa. Qui ancor oggi  è praticata l’agricoltura e la bealera in questione risulta surrogata da quella detta del Mineur, nome assunto dal ramo sinistro della Putea-Canale che dal pianalto di Dora scende verso le Basse distaccandosi dall'alveo principale nei pressi dell'Aeroclub di Collegno.

Nella stessa area, la carta del Grossi mostra anche una ramificazione della Cossola in seguito scomparsa. Superata la strada della Berlia, la bealera infatti si divide in tre rami: al ramo centrale, o maestro, si affiancano quello orografico destro, che raggiunge la villa e una seconda cascina del conte Nomis, e quello sinistro, che in parte declina verso la campagna sottostante e in parte si scarica nel fiume a monte della ficca Pellerina dopo aver servito altre cascine nelle basse di Dora. 

Bealera-Mineur-2.jpg

Nella carta settecentesca il tratteggio segna la scarpata che separa il pianalto, sul bordo del quale si affaccia la cascina del conte Nomis, dalle basse sottostanti. Si noti anche come attraverso il gioco delle diverse pendenze il ramo principale della bealera Cossola e la sua ripartizione destra guadagnino progressivamente il piano superiore, mentre la parte sinistra scende al fiume. 

Fonti: Carta Corografica del Territorio di Torino di Vittorio Amedeo  Grossi - Gallica-BNF

Mineur ortofoto_edited.jpg

Nell'ortofoto il ciglione che si affaccia sulle basse sottostanti è delimitato dalla lunga linea alberata che segna anche il tracciato originale della Cossola, abbandonato con il suo interramento. Nonostante l'urbanizzazione e la industrializzazione, sul territorio sussistono sia residue attività agricola, sia alcune delle cascine settecentesche (le Grangie Scott e il Berlia, il Cascinotto, il Mineur e i tetti della Basse di Dora). L'irrigazione è affidata oggi alla bealera del Mineur, che sostituisce quella anonima settecentesca e ne segue in gran parte il tracciato, scaricandosi nel fiume a monte del ponte di via Pietro Cossa, all'incirca dove terminava la ripartizione sinistra della Cossola. Si noti come la strada che dai capannoni si dirige ad ovest e alla cascina Ferraris segua il tracciato della antica bealera. E' interessante rilevare come, nonostante le profonde trasformazioni territoriali, l'asse dalle strade della Pellerina e della Berlia sia rimasto pressoché immutato rispetto al disegno settecentesco.

Fonte: Ortofoto Google Hearth con tracciati ricavati da S.I.B.I. - Reg. Piemonte 

03/04/2022

new_edited.png
'900
LE RISTRUTTRAZIONI DEL NOVECENTO
Updated_2_edited.png

Interventi minori. Nei primi decenni del secolo gli alvei della bealera scorrevano ancora in massima parte a cielo aperto e iniziavano ad interferire con l’espansione urbana. La copertura della Cossola, come quella di altre bealere, procedette con una miriade di interventi limitati e frammentari, riguardanti spesso pochi metri di alveo, magari per l'attraversamento di una strada o sollecitati da interessi locali e contingenti. Di essi non è possibile dare notizia organica e si rimanda al fondo Affari Lavori Pubblici dell'Archivio Storico della Città di Torino.

 

A solo titolo di esempio se ne citano alcuni avvenuti negli anni Venti. Nel 1923 sono autorizzati  i lavori di copertura della bealera Pissoira in c.so Re Umberto nel tratto compreso tra le vie Lamarmora e Rivalta (f.llI Carle), che ostacolava la sistemazione del corso e l'accesso alle nuove case; l'intervento infatti è sollecitato e parzialmente finanziato dai proprietari frontisti. (13) Nel 1924 si provvede alla copertura e allo spostamento del canale per sistemare il tratto del c.so Parigi (Rosselli) che dà accesso alla rampa ovest del cavalcavia in costruzione sulla Ferrovia di Genova in corrispondenza del c.so Dante. (14) Per quanto non rientri tra le proprie competenze, ma di quelle dell'Istituto delle Case Popolari, due anni dopo il Comune esprime parere negativo alla copertura della Pissoira nei vicini cortili delle case di via Arquata, richiesta dagli abitanti, motivandolo con la soppressione probabile e prossima della bealera stessa. (15) Risale sempre al 1926 la modifica degli alvei delle bealere Cossola e Becchia nell'area all'incrocio di c.so Trapani e via Monginevro dove si sta costruendo la nuova rimessa tramviaria. Le bealere sono deviate nelle vie adiacenti e incanalate in condotti sotterranei in muratura; i lavori riguardano 480 m di canale di sezione di m 1,48 x 1,05 e  300 m di sezione di m 1 x1. Lo stanziamento è di L. 300.000. (16) Nel 1929 vengono affidati lavori per la deviazione di circa 400 m del cavo della Giorsa, indicato quale canale del Giairino, in relazione alla costruzione del sottopassaggio della stazione di Smistamento in corrispondenza dei corsi Porto Maurizio e Girgenti.  E' prevista la realizzazione di un condotto sotterraneo con sezione di m 0,70 x 0,20, opportunamente rinforzato per sottopassare i binari ferroviari. La spesa ammonta a L. 190.000. Nello stesso anno vengono coperte la Giorsa in corso IV novembre angolo via Bainsizza, e in corso Stupinigi angolo Corso Girgenti, il ramo principale della Cossola in corso Stupinigi angolo Corso Sebastopoli, e, su esplicita sollecitazione del locale Circolo fascista, 160 m del ramo Coleasca nella costruenda a piazza Gian Pietro Chironi. Tutti i lavori, consistenti nella costruzione di piedritti con solette in cemento armato, vengono affidati all'impresa Cagnasso cav. Ernesto. (17) Circa 1300 m del ramo Porta erano già stati interrati qualche anno prima.

La copertura degli alvei era talvolta all’origine di nuovi problemi, principalmente riconducibili agli straripamenti. È il caso, ad esempio, dell’esondazione della bealera Giorsa avvenuta nella primavera del 1930 davanti alla proprietà della sig.ra Valerio, sul corso Stupinigi (Unione Sovietica), tra via La Loggia e via Poirino; ne è causa l’errata posa di un cavo STIPEL nell’alveo della bealera. Come pure la situazione denunciata poco dopo dal sig. Martino Borra, secondo cui «la fuoriuscita d’acqua dal canale sotterraneo di irrigazione (il ramo Porta della Cossola, n.d.r.), che attraversa via Salbertrand all’altezza di via Valgioie, obbliga gli abitanti delle prime case di via Salbertrand a fare dei prodigi in ginnastica per non scivolare nell’acqua che scorre, allagando anche le cantine adiacenti». (18) In inverno gli straripamenti erano frequentemente causati dalla formazione del ghiaccio.

Nonostante il declino nel lungo periodo, le funzioni irrigue della bealera potevano rimanere importanti. Lo conferma, ad esempio, la lettera del 9 giugno 1930 inviata al Podestà di Torino dal sig. Eusebio Garavini chiedendo il ripristino del canale che bagnava un suo prato sul corso Stupinigi, cascina Generala. L’ostruzione è stata prodotta dai lavori per l'apertura della via Tazzoli (così è definito l’odierno corso) che, tagliando la sua proprietà, dal corso Stupinigi conduce ora alle case operaie municipali. Nella lettera si rimarca il grave danno arrecato alla produzione del fieno dalla siccità estiva qualora la bealera non fosse riaperta, non potendo supplire in altro modo all’acqua necessaria. Il Comune si dichiarerà favorevole alla messa in opera di tubazioni di m 0,60 di diametro, ma non, a causa della spesa, di sostituirle con un sifone in muratura se non fossero sufficienti. (19)

Ed altri di maggior respiro. Altri interventi ebbero maggiore rilevanza. Ad esempio, con deliberazione del 29 luglio 1925 il Comune si impegnava con la Società Immobiliare Ligure-Piemontese a sistemare ed aprire nuovi tratti di corsi e vie in borgo San Paolo; le opere previste comprendevano l’incanalamento dei rami Cossola e Pissoira che attraversavano ed irrigavano i terreni della Società. Nel marzo del 1927 il Consorzio della Cossola deliberava l’immediata abolizione del ramo Pissoira, dal partitore della Colomba fino all’incontro di via Pollenzo con le vie Issiglio ed Isonzo. Gli utenti coinvolti sarebbero stati indennizzati ed il Comune sollevato da ogni azione e pretesa legale che fossero sollevati in relazione alle soppressioni. L'onere dei lavori rimaneva a carico del Consorzio, a cui la Città avrebbe poi versato la somma di L. 200.000. Nel corso delle trattative il Consorzio, nella veste del Presidente avv. Luigi Devecchi, ventilò anche l’abolizione del ramo Cossola lungo l’antica strada di Grugliasco, sempre dal partitore della Colomba a corso Trapani; le sue acque sarebbero state immesse, unitamente a quelle del ramo Pissoira, nel parallelo ramo Giorsa, aumentandone di due volte mezzo la portata, allargando ed approfondendo l’alveo, e adeguando i manufatti al maggior deflusso. (20)

Variazioni complessive riscontrate sulla bealera Cossola (fine anni '20)

Tabella-1929.jpg

Fonte: ASCT, AA.LL.PP. 1929 625/1

Il piano generale degli anni TrentaNei nuovi quartieri fossi e rogge non erano più ritenute compatibili con il decoro e l’igiene pubblica. I residenti lamentavano la frequente fuoriuscita delle acque lungo le strade, le infiltrazioni nelle cantine e, soprattutto nella stagiona estiva, i cattivi odori emanati dai fossi a causa dei rifiuti di ogni sorta che vi venivano gettati, rimarcando il costante pericolo che le gore scoperte costituivano per bambini, pedoni e veicoli. Spesso esse interrompevano il disegno delle nuove vie e piazze e, quando scorrevano sopraelevate rispetto al piano stradale, la loro copertura diventava molto onerosa. Parallelamente crescevano i bisogni civici d’acqua per il lavaggio dei cavi sotterranei della rete fognaria bianca e nera, per l’annaffiamento di strade e giardini, per lo sgombero della neve, per sussidio nello spegnimento degli incendi. L’acqua della Cossola si prestava bene a tali scopi poiché proveniva da Collegno, località abbastanza elevata per assicurarne il naturale deflusso verso i quartieri di sud-sudovest. Per quanto concerne la Cossola le maggiori criticità riguardavano soprattutto il perimetro delimitato da strada della Pellerina, dalle vie Pietro Cossa, Francesco De Sanctis, Guido Reni, Luigi Settembrini, Onorato Vigliani, dal fiume Po, e dai corsi Bramante, Lepanto, IV Novembre e Vinzaglio, Vittorio Emanuele II, Inghilterra, Francia, Tassoni. In quest'area la bealera interferiva con l’applicazione del Piano Regolatore Edilizio e non aveva più ragion d'essere, e ormai gli inconvenienti creati dalle acque di superficie prevalevano sui vantaggi.

Rivista TORINO  n° 7 luglio 1937
IL RIORDINO DEI CANALI IRRIGUI

leggi l'articolo

Nel Novecento l’acqua del canale della Pellerina non era più sufficiente per il lavaggio della rete fognaria, soprattutto quando l’espansione urbana iniziò a dilagare verso le periferie a nord e a sud della città. Il Comune decise allora di acquistare le due bealere di Lucento, la Cossola e la Becchia per potenziare il servizio. Le difficoltà dei consorzi che le gestivano, dovute al declino delle attività agricole nei rispettivi bacini di utenza, facilitò i passaggi di proprietà.

La questione è trattata in un interessante articolo comparso sulla rivista "Torino" nel 1937.

Riordino canali FOTO.jpg

Le trattative intavolate tra il Comune di Torino e il Consorzio della Cossola per affrontare un riordino generale dei tracciati, che superasse i singoli interventi, duravano da tempo. Nel 1930 i due enti tormentavano l'ipotesi di unire i rami Cossola e S. Giorgio (Giorsa), sopprimendo gli altri cavi. Il ramo S. Giorgio sarebbe stato spostato fuori dalla vecchia cinta daziaria, dal partitore della cascina Colomba, o della cascina Rastel Verde, fino al corso Sebastopoli; mentre gli alvei successivi, fino allo scarico nel Po, sarebbero stati per quanto possibile rettificati per facilitare l’apertura delle nuove vie e l’espansione dell’edificato. Al netto del fabbisogno d’acqua per le residue irrigazioni, il Consorzio stimava che l'abolizione dei rami Cossola, Porta, Colleasca e Pissoira potesse liberare per uso civico un volume d'acqua di circa 800 l/sec in regime ordinario, destinato a crescere con il cambiamento di destinazione delle zone irrigue.  (21)

Nel 1933 venne siglata la convenzione che sanciva il passaggio alla Municipalità di larga parte delle competenze sulla Cossola. Il piano generale e definitivo di riduzione e ristrutturazione degli alvei concordato tra il Servizio Tecnico dei Lavori Pubblici del Comune di Torino e il Consorzio di gestione della bealera venne incluso quale parte integrante dell'accordo. (22) Esso raccoglieva i frutti delle trattative precedenti e prevedeva la graduale integrazione della Cossola nelle rete idrica cittadina ed un profondo riordino che, seppur a tempi lunghi,  ne avrebbe determinato la scomparsa nel perimetro urbano. Una parte degli alvei sarebbe stata subito soppressa, subordinando le rimanenti eliminazioni al completamento dei nuovi canali sotterranei. Alcune utenze dei tratti annullati sarebbero state indennizzate, mentre le altre venivano allacciate alle condotte d’acqua sotterranee esistenti, mantenendo quindi in funzione i vecchi fossi solo dove ciò non fosse possibile. Con il tempo questi erano comunque destinati a scomparire, sia per la naturale estinzione dei bisogni irrigui, sia per l'estendersi della rete fognaria bianca. (23)

Piano di riduzione della bealera Cossola a nord della ferrovia di Modane (1932)

Mappa ingrandibile e navigabile (su pc)

Riordino-Nord.NEW.jpg

Fonte: Planimetrie delle bealere del consorzio Cossola, ASCT, Atti Notarili, 1933, 105/1 (allegati)

Legenda

Asta principale della bealera Cossola

Canalone sotterraneo esistente

Canalone sotterraneo da costruire

Altri canali di fognatura bianca da costruirsi

Rami da sopprimere

Utenze da sopprimere

Rami conservati

Utenze conservate

Il progetto dell’ing. E. Silvestri del 2 gennaio 1933 contemplava l'immediata soppressione di rami e utenze della bealera a nord della ferrovia di Modane (linee giallo-rosse) dove l'urbanizzazione aveva ridotto la domanda irrigua a ben poca cosa. Poco oltre la cascina Pollone la Cossola veniva quindi immessa nel canalone sotterraneo, (in blu il tratto esistente e da allargare, in azzurro quello da costruire ex novo) sotto l’asse dei corsi Bernardino Telesio, Brunelleschi, Correnti, Siracusa, Cosenza, Girgenti (oggi Giambone). Scomparivano così per sempre i rami Colleasca, Porta, Pissoira e gran parte del ramo Cossola, rimanendo attivo solo il ramo Giorsa, per altro già deviato lungo corso Brunelleschi. Venivano qundi soppresse anche le vecchie utenze del Consorzio della Becchia servite dal condotto in promiscuo con la Cossola. Si può osservare come all’inizio degli anni Trenta i tracciati superstiti fossero pressoché tutti ancora a cielo aperto e ricalcassero in parte quelli storici. I tratti evidenziati mostrano l'assetto della Cossola dopo la realizzazione del piano e quelli a linea fine le soppressioni. 

A sud della ferrovia di Modane, un’area non ancora pienamente investita dall’urbanizzazione, la soppressione della bealera veniva posposta e condizionata all’entrata in servizio dei nuovi canali bianchi. La convenzione prevedeva quindi la conservazione di diciassette utenze, di cui due sulla Cossola e quindici sulla Giorsa, per un totale di 157 ore settimanali d’acqua da erogarsi nella sola stagione delle irrigazioni. Tredici di esse destinavano l’acqua ai prati, tre agli orti ed una ad entrambi. Rimanevano a discrezione del Comune i tempi ed i modi delle ulteriori eliminazioni; l’acqua liberata dalla cessazione di rami e utenze sarebbe stata immessa nella rete cittadina, con divieto di cederla a terzi; si proibiva, tanto al Consorzio quanto ai singoli, di valersi di acque di diversa origine, mentre il Comune aveva facoltà di utilizzare i condotti della Cossola per altre derivazioni. Il Consorzio, molto ridimensionato, assunse la nuova denominazione di “Consorzio Giorsa (ex Cossola)”. Data la difficoltà di una gestione economica con un numerodi utenze troppo ridotto, esso fu sciolto ufficialmente nel 1962 e la bealera passò in toto al Comune di Torino. (24) Il piano di riordino, di fatto, venne applicato in tempi assai lunghi, e forse mai del tutto, e così con il tempo molte delle canalizzazioni residue vennero coperte.

Piano di riduzione della bealera Cossola a sud della ferrovia di Modane (1932).

Mappa ingrandibile e navigabile (solo su pc)

Riordino-Sud-LAST.jpg

Fonte: Planimetrie delle bealere del consorzio Cossola, ASCT, Atti Notarili, 1933, 105/1 (allegati)

Legenda

Asta principale della bealera Cossola

Canalone sotterraneo esistente

Canalone sotterraneo da costruire

Altri canali di fognatura bianca da costruirsi

Rami da sopprimere

Utenze da sopprimere

Rami conservati

Utenze conservate

A sud della ferrovia di Modane la bealera conservava in parte la sua fisionomia. Rimanevano attive (cerchietti azzurri) ed a carico del Consorzio le utenze più periferiche servite  dal ramo Giorsa ed in parte dal ramo Cossola (linee gialle) in attesa del completamento del riordino e dei nei nuovi canali bianchi sotto le vie Caprera, Monfalcone, San Marino, Paolo Sarpi, Arnaldo da Brescia, Giordano Bruno e sotto corso Sebastopoli. Orti e prati residui non più serviti dalla bealera o dalla rete idrica cittadina sarebbero stati invece immediatemente soppressi (cerchietti giallo-rossi). Il canalone di c.so Brunelleschi si sarebbe allacciato a quello coperto già in funzione confluendo infine nel Po.Veniva mantenuto anche il vecchio sistema degli scaricatori che versavano nel fiume. Anche in questo caso i tratti evidenziati mostrano l'assetto della Cossola dopo la realizzazione del piano e quelli a linea fine le soppressioni. 

La convenzione regolava anche il passaggio alla città di Torino delle aree e delle strutture di proprietà del Consorzio Cossola, che comprendevano:

  • la diga sulla Dora Riparia nel territorio di Collegno, con gli edifici di derivazione.

  • il tratto di canale, parte in galleria e parte in trincea scoperta, condiviso con la U.N.E.S., che alimentava la centrale idroelettrica di Collegno.

  • il succesivo tratto che raggiungeva il partitore della cascina Colomba, il quale, in gran parte a cielo aperto, costituiva “la bealera Cossola propriamente detta”.

  • Tutte le aree che formavano la sede del canale principale e degli scaricatori, con le relative sponde.

La Città rilevava inoltre tutti i diritti del Consorzio con relativi oneri e servitù attive e passive. In primo luogo essa acquisiva i diritti di derivazione stabiliti dal riparto Pernigotti, fatto salvo il terzo dell’acqua ancora destinata alle tratte rimaste di competenza del Consorzio, di cui peraltro esso conservava proprietà ed obblighi di manutenzione. Sotto il profilo economico l’accordo risultava vantaggioso per il Comune di Torino: la sola copertura delle bealere avrebbe richiesto una spesa superiore a L. 1.800.000, mentre la somma pattuita con l'accordo ammontava a sole L. 1.050.000; ed oltre al risparmio si aggiungevano benefici dei maggiori volumi d’acqua acquisiti. (25)

 

COMPETENZE D'ACQUA SECONDO LA CONVENZIONE DEL 1933

Il riparto Pernigotti assegnava alla bealera un volume d'acqua che variava da circa 1.600 a 400 litri d'acqua al secondo, in funzione della portata della Dora Riparia. Con la convenzione del 1933 il Comune di Torino acquisì la competenza su circa i 2/3 della bealera lasciando al Consorzio la restante parte per il servizio alle utenze ancora attive.

Fonte: ASCT, Atti Notarili, 1933, 105/1

La convenzione entrò in vigore con Regio Decreto del 4 agosto 1933, ed alla naturale scadenza del 31 gennaio 1987 fu ulteriormente prorogata fino all’11 giugno 1997 seppure con portata ridotta a 1.200 l/sec. All'inizio del Duemila i bocchetti della Cossola ancora attivi erano pochissimi ed irrigavano una superficie di soli 5,4 ettari. Non più funzionale agli scopi dell'Amministrazione, l'immissione dell'acqua nei rami torinesi della bealera è stata sospesa dal 2011.

note
NOTE
  1. Cfr. ASCT, Relazione all’Eccellentissima e Real Commissione creata colle Patenti 6 agosto 1839 pel ripartimento delle acque della Dora dell’avv.to Eugenio Gioberti relatore segretario nell’Azienda delle Finanze, pag. 404 e segg. Il documento, di natura storico-giuridica, è stato redatto nell’ambito dei lavori della Commissione Pernigotti. Il Gioberti non conferisce alcun valore probante alla documentazione fornita dal Consorzio circa l'origine temporale della bealera.

  2. Ivi.

  3. Ivi. Il Gioberti non attribuisce valore probante né alle Lettere Patenti di Amedeo VI di Savoia del 24 marzo 1360, né a quelle del 24 aprile 1454 del duca Ludovico, né agli altri documenti citati dal Consorzio. Questi titoli, infatti, non menzionano il nome delle canalizzazioni concesse e sono stati rivendicati come fondanti anche dagli enti di gestione di altre canalizzazioni Gli amministratori della Cossola, d'altra parte, avevano un interesse indiscutibile nel vedere riconosciuti diritti di derivazione risalenti a un'epoca la più antica possibile.

  4. In uno studio del 1852, Maurizio Valletti osserva che il quadrante del territorio metropolitano torinese, situato tra la Dora, il Lingotto e il Po, è sempre stato il più fertile e coltivato, e doveva necessariamente beneficiare delle irrigazioni. Tuttavia, tra le bealere storicamente note che servivano questo territorio – la Becchia, la Putea-canale, la bealera di Grugliasco e la Cossola – solo quest'ultima poteva assolvere tale funzione nei tempi più remoti, e comunque precedenti al 1360, poiché le altre risalgono tutte ad epoche successive. Il Valletti ipotizza che la derivazione della bealera Cossola sia anteriore al dominio di Oddone di Savoia, morto intorno al 1060, o forse al 1262, quando il Comune di Torino riscattò il feudo di Collegno, e comunque precedente alle Lettere Patenti di Amedeo VI di Savoia del 1360. Egli giunge così alla conclusione che la Cossola “sia la più antica, e che o non aveva nome, perché sola, oppure chiamavasi bealera di Torino, o del territorio, e che quindi, in tempi a noi più vicini, per distinguerla dalle molte altre derivazioni fattesi in progresso del tempo, le sia dato il nome, ora non più usato, di bealera dei Gatti […] e quindi di Cossola, di cui se ne ignora l’origine…”. Cfr: ASCT, Consorzio bealere, Consorzio bealera Cossola, cart. 1, fascicoli 1/14 e 1/13, Memoriale tendente a provare l’antichissima origine della Bealera Cossola del 1852 (e relativi appunti preparatori). - L'ipotesi avanzata dal Centro di Documentazione Storica di Lucento e da altri, secondo cui il ramo Colleasca della bealera Cossola – attestato con certezza solo a partire dal Settecento – coinciderebbe con la canalizzazione concessa nel 1244 alle monache di Santa Chiara dalla Città di Torino per irrigare le terre del monastero, non trova sufficienti conferme. Secondo questa congettura, la creazione della bealera risalirebbe almeno all'inizio del XIII secolo. Cfr. Soggetti e problemi di storia della zona nord-ovest di Torino fino al 1796, a cura del Laboratorio di ricerca storica sulla periferia urbana della zona nord-ovest di Torino, Università degli Studi di Torino, Facoltà di Scienze della Formazione, Torino, 1997, pp. 33-34. Sul tema confronta anche la pagina l'Età Medievale di questo sito.

  5. Gioberti (manoscritto

  6. Le Patenti del conte Amedeo VI di Savoia del 24 marzo 1360 accordano alla Città di Torino, ed ai torinesi, espliciti privilegi sulle acque che scorronon nel territorio cittadino e l'autorizzazione a scavare a loro vantaggio due nuove bealere derivate dalla Dora Riparia. I documenti quattrocenteschi sono gli Ordinati della Città di Torino del 24 febbraio 1455 e del 21 marzo 1456, che però paiono relativi alla bealera Putea-canale,  e le Patenti del 29 maggio 1459, attibuibili si pensa alla bealera del comune di Collegno.

  7. L'informazione deriva dalla schedatura delle proprietà registrate nei Libri dei Consegnamenti della Città di Torino degli anni 1349, 1350, 1363 e 1369 condotta da Carlo Pigato.

  8. Cfr. ASCT, Consorzio bealere, Consorzio bealera Cossola, cart. 1, fasc. 1/10.

  9. Cfr: ASCT, CS 3145.

  10. Scaricavano nel Po, nella fascia indicata, oltre alla Cossola, i rami delle bealere Becchia e di Grugliasco e del canale del Valentino.

  11. Cfr. ASCT, Consorzio Bealere, Consorzio della bealera Cossola, Memoriale tendente a provare... op. cit.

  12. Città di Torino, Corpi delle guardie e dei pompieri municipali, Dimostrazione grafica e relativa descrizione dei canali scorrenti nel sottosuolo della Città compilato dal Comandante i Corpi delle guardie e dei pompieri municipali, coadiuvato da distinti graduati, Vassallo, Torino 1911.

  13. L'intervento venne deliberato dal Consiglio comunale nel 1923, e i lavori affidati il 12 marzo dell'anno successivo, prevedendo una durata di due mesi e lo stanziamento di L. 22.000; uno dei proprietari interessati, il sig. Antonio Bonino si offre di contribuire nella spesa con la somma di L. 3000 a fondo perduto, ed altri contributi furono richiesti proprietari frontisti, a norma del Regolamento edilizio municipale. ASCT, AA.LL.PP. 1924 541/14.

  14. I lavori, autorizzati con deliberazione del Commissario Prefettizio del 2 aprile 1924, comportarono la sostituzione di circa 130 m di canale scoperto con altro in muratura a sezione circolare del diametro di 1 m. La somma stanziata fu di L. 26.000, e i lavori affidati alla Cooperativa Nazionale Fascista.  Idem.

  15. ASCT, AA.LL.PP. 1926 575/10.

  16. ASCT, AA.LL.PP. 1929 615/1.

  17. ASCT, AA.LL.PP. 1926 595/6.

  18. ASCT, AA.LL.PP. 1930 633/6 per entrambi i casi.

  19. Idem.

  20. ASCT, AA.LL.PP. 1926 595/6 e AA.LL.PP. 1928 610/1.

  21. Gli accordi scaturirono da un incontro avvenuto il 16 ottobre 1930 tra l’avvocato Devecchi in rappresentanza del Consorzio della bealera Cossola e l’Ing. Silvestri, Capo dell’Ufficio Tecnico Municipale. Nella riunione si concordò di approfondire i risvolti legali della questione, individuando le utenze ancora attive nei rami da sopprimersi e quelle ormai decadute, valutando così gli indennizzi necessari. L’espropriazione dei diritti delle utenze sarebbe stata a carico del Consorzio, a cui il Municipio avrebbe prestato l’aiuto legale, morale e igienico necessario, nonché l’indennizzo di L. 120 al metro lineare per gli alvei giacenti su sede stradale, o destinati a diventarlo, in base al Piano Regolatore in vigore. ASCT, AA.LL.PP. 1930 633/6.

  22. La convenzione fu approvata dalla Città di Torino con Deliberazione del Podestà del 30 luglio 1932 (Cfr. ASCT, Miscellanea LL. PP. n° 1403) e ratificata con atto del 2 gennaio 1933 r. Cassinis, (Cfr. ASCT, Atti Notarili, 1933, vol. 105). Salvo diversa indicazione le informazioni in tema sono attribuibili a tale documento.

  23. L’altra bealera che storicamente adacquava questi territori era la Becchia, che pochi anni dopo verrà rilevata anch’essa dal Comune di Torino. Essa sarà oggetto di analoghi interventi ristrutturazione e riduzione, in seguito ai quali anche le sue acque saranno immesse nel canalone di corso Telesio. Negli stessi anni e con le stesse motivazioni passeranno alla gestione municipale anche le due bealere di Lucento. 

  24. Cfr.  Consorzio Bealera di Cossola - Convenzione tra la Città di Torino ed il Consorzio della bealera Cossola per la cessione della derivazione Cossola, del canale e della acque alla Città, in ASCT, Atti Notarili, 1933, cit.

  25. Idem

Ultimo aggiornamento: 24/08/2023

bottom of page